Traduzione e Interpretazione

“Ce que parler veut dire” di P. Bourdieu

È raro che io rimanga delusa da un libro e che mi ritrovi a farne una critica negativa. Tanto è vero che, lo ammetto, non so nemmeno da che parte cominciare.

Il punto è che questo volumetto si presenta benissimo nella quarta di copertina. Firmata Pierre Bordieu, la quarta vi dice che « le discours n’est pas seulement un message destiné à être déchiffré: c’est aussi un produit que nous livrons à l’appréciation des autres et dont la valeur se définira dans la relation avec d’autres produits plus rares ou plus communs ». E che « l’effet du marché linguistique, qui se rappelle à la conscience dans la timidité ou dans le trac des prises de parole publiques, ne cesse pas de s’exercer jusque dans les échanges les plus ordinaires de l’existence quotidienne… »

Fantastico, mi sono detta, no? Se contate poi il fatto che questo libro è spesso citato da fonti autorevoli mi sono presto convinta di doverlo leggere.

E invece?

Invece è uno dei libri più datati che io abbia letto ultimamente. Sarà stato anche “avanti” nel 1982, ma letto ora sembra davvero rimasto “indietro”. Quando penso che anche Discourse Strategies di Gumperz è dello stesso anno la differenza è abissale e Gumperz fa la figura del visionario al confronto.

Anyway, ammetto di aver letto il libro moooolto di fretta, alla ricerca di una parte interessante che, ahimè, non ho trovato. Ma vabbè..

Se qualcuno lo ha apprezzato me lo dica..magari suggerendomi anche qualche pagina su cui tornare con più calma ;)

Bourdieu, P. (1982). Ce que parler veut dire. Paris: Fayard

One Response to ““Ce que parler veut dire” di P. Bourdieu”

  1. federico unimore scrive:

    o linguisti, ci fregate il mestiere??? leggo di B e intervengo.
    B. ha questa idea: il controllo sociale parte dal controllo del gusto. le classi subalterne lo sono perché vogliono esserlo, in quanto condizionate dai consumi culturali che fanno. si tratta dell’antico concetto: la moda passa dai vertici della società verso gli strati inferiori, diffondendo i semi della stratificazione gerarchica che porta in sè, essendo prodotta dalle classi dominanti.
    detto questo bordieu non dice niente su COME andare a verificare la sua teoria, si sottrae così all’osservazione. dietro c’è un’intuizione e basta. quindi hai ragione, come te consiglio gumperz che offre una teoria che comprende un metodo

Leave a Reply