Traduzione e Interpretazione

“Free”, nel senso di “Gratis” di C. Anderson

E’ un libro straordinario costruito su una tesi tanto semplice quanto controversa, ovvero che “fare soldi con il Gratis sarà il futuro del business” (Anderson, 2009: 256)

E’ una panoramica sul Gratis, scritta con lo stile diretto e asciutto del web che lo ospita ancora gratuitamente nella sua versione audiobook http://www.wired.com/techbiz/it/magazine/17-07/mf_freer

Trattandosi di una panoramica, a volte verrà da chiedervi perché mai l’autore non abbia zoomato su un concetto, o su un autore, quando voi magari lo avreste fatto (a me è successo quando Anderson fa riferimento alla curva di apprendimento, dove per pagine e pagine avrei letto delle teorie di Bateson mentre lui nemmeno le cita).

Ma il punto è che ad Anderson non interessa affatto la profondità. Come il web, questo libro vi fornisce tantissime informazioni scremate di superficie. Sta poi a voi andare in profondità e recuperare il sapore del latte intero, lì dove più vi interessa.

Vi suggerisco di farlo, in particolare, nel capitolo 5, che nella versione italiana si intitola “Troppo a buon mercato per contare qualcosa”. È lì che Anderson cita la frase di Thomas Jefferson da cui questo blog trae ispirazione:

“Chi riceve un’idea da me ricava conoscenza per sé senza diminuire la mia; come chi accende la sua candela con la mia riceve luce senza lasciarmi al buio”

Ed è lì che Anderson cita la legge di Moore (che in realtà ho scoperto essere di Mead) che sarebbe alla base dell’abbondanza che conduce al Gratis nel mondo digitale.

Pari profondità di lettura merita poi il capitolo 6, che prende il titolo da un’ affermazione di Stewart Brand, secondo cui “L’informazione vuole essere free”. Inizialmente attribuita a Peter Samson del Tech Model Railroad Club al MIT, che nel 1959 enunciò quello che diventò in seguito il principio N°3 dell’etica degli hacker (Anderson, 2009: 107), questa regola venne riformulata da Brand in un modo che – scrive Anderson – avrebbe finito per caratterizzare la nascente economia digitale (2009: 109).

“Da un lato l’informazione vuole essere costosa, perché ha molto valore: l’informazione giusta nel posto giusto ci cambia la vita. D’altro canto, l’informazione vuole essere gratuita, perché produrla sta diventando sempre più economico. Quindi queste due tendenze sono in rivalità.”

È nella dialettica tra queste due affermazioni paradossali (paradossali e non contraddittorie, perché le contraddizioni si chiudono in se stesse – spiega Brand – mentre i paradossi si muovono sempre avanti) che nascono e crescono progetti come Google e, molto molto molto più in piccolo, come dailynterpreter.

Nascono dalla volontà di dare valore ad un’informazione che genera attenzione (il traffico) e reputazione (i link).

Attenzione e reputazione sono due economie non monetarie che traggono enormi benefici dai contenuti e servizi gratuiti. Voi mi seguite, ad esempio, perché non c’è un abbonamento al mio blog e pensate bene di me, forse, perché parlo di cose interessanti o condivido risorse utili (tra le altre, i controversi glossari).

Convertire in contanti una di queste due valute è poi un altro paio di maniche. E mentre Google ha ampiamente dimostrato di esserci riuscito (basta guardare i bilanci), dailynterpreter è lungi dal sostenersi da solo, figurarsi dal fare profitti.

Giusto per darvi un’idea, il ricavato della vendita di libri, su cui grazie al programma Amazon Associates ho una percentuale, e della pubblicità contestuale, che grazie a Google Adsense faccio entrare nel mio sito in cambio di una percentuale sui click, copre a malapena i costi del dominio e dell’hosting. Il che è del resto confermato da Anderson, secondo cui “Ospitare annunci di Google AdSense nella barra laterale del vostro blog, non importa quanto sia popolare, non vi frutterà neppure il minimo sindacale per il tempo che passate a scriverlo. Al massimo potrebbe forse coprire le spese dell’hosting. Parlo per esperienza” (2009: 265). E parla a proposito.

Ma oggi c’è forse qualcosa che conta ancor più del denaro, e cioè il tempo. Anche i beni gratuiti, come daily, hanno un valore, e questo si misura attraverso le azioni delle persone. “L’unità di misura più attendibile del valore che le persone attribuiscono è ciò a cui scelgono di dedicare il loro tempo: stiamo diventando tutti più ricchi, ma le ore di una giornata sono sempre le stesse” (Anderson, 2009: 249-250).

Quindi, e con questo vi lascio alla lettura (e all’acquisto!!!) del libro,  se il valore di www.dailynterpreter.com è dato dal tempo che io dedico alla scrittura e soprattutto dal tempo che voi dedicate alla lettura, a giudicare dalle statistiche di Google Analytics posso ritenermi davvero fiera di un blog che, nel suo piccolo, mi “frutta” ogni giorno parecchi dei vostri minuti free.

One Response to ““Free”, nel senso di “Gratis” di C. Anderson”

  1. Ilaria scrive:

    Grazie per avermi fatto scoprire questo bellissimo audiobook! :)

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