Traduzione e Interpretazione

Le mie specialità: web e turismo

Ogni traduttore dovrebbe specializzarsi in un ambito particolare.

Come spesso avviene anche per lo psicologo, che sceglie la propria specialità più in base al suo percorso personale che in base a considerazioni professionali, il traduttore spesso si specializza in un campo che gli è affine, per una svariata gamma di motivi che talvolta esulano da studi o lavoro.

Questo vale anche per me, che muovo i primi passi nella professione e che prediligo gli ambiti nei quali ho accumulato maggiore esperienza. Come?

In buona parte con lo studio e il lavoro e in grande parte con la curiosità. Questa è infatti la molla di ogni ricerca, questa secondo alcuni la prima qualità di un buon interprete e traduttore. Quella curiosità che fa girare la vostra mente, quella curiosità che solleva in voi mille domande, quella curiosità che vi fa seguire i sentieri tortuosi della serendipity e vi impedisce di andare a dormire se prima non avete risolto un dubbio, risposto ad un interrogativo, trovato una soluzione (i corsi serali di inglese sono in questo senso deleteri, perché me ne torno a casa con mille domande e con la testa su di giri). Quella curiosità che non è necessariamente stimolata dagli studi, ma che ciascuno alimenta in funzione dei suoi interessi.

Il mio primo interesse è ad esempio la cucina, perché adoro cucinare e accumulare ricette e perché per diverso tempo sono stata iscritta a Slow Food, frequentando corsi di cucina e degustazione. Nonostante siano anni che mi interesso a questo argomento e malgrado il materiale trilingue raccolto, non mi sento affatto esperta di una materia così semplice e complessa al contempo. Una materia che è terreno fertile di variazioni, se solo pensiamo al fatto che il francese del Belgio e della Francia designano in modo diverso molti piatti e utensili, e che in Italia basta spostarsi di qualche chilometro perché il nome di una pietanza cambi.

Un ambito nel quale invece comincio a sentirmi più sicura è quello alberghiero, nella fattispecie la traduzione di siti di hotel. Questa mia “specialità” si trova alla confluenza di due interessi specifici: l’informatica e la scrittura per il web da una parte e l’industria dell’accoglienza dall’altra. Ad alimentare quella che si può definire una mia specializzazione sono convegni annuali sul free software da un lato e continue traduzioni di siti di hotel dall’altro.

Ma convegni e traduzioni non sono l’unica fonte di aggiornamento. Poiché anche quando non ho per così dire nulla da fare, tipo oggi, il mio tempo è investito nella lettura di testi paralleli, nella ricerca di soluzioni traduttive, nell’osservazione di come in altre lingue si parla dello stesso argomento.

Per non risultare troppo teorica vi racconto in breve come oggi ho alimentato due dei miei ambiti di specialità, web e turismo, così da darvi qualche spunto per fare altrettanto con i vostri campi di lavoro.

Ho acceso il computer e cominciato la giornata leggendo i miei feed (stampa italiana, francese e inglese) e la la parola del giorno su Webopedia. Ho così imparato il significato di netscuse e contribuito ad accrescere le mie conoscenze sul web. Perché la preparazione ai convegni si fa anche giorno per giorno, soprattutto se si tratta di un ambito di specialità.

Ho poi cercato online materiale su hotel e B&B in inglese. Facendo ricerche su Google sono finita sul sito degli hotel Hilton e ho scoperto un servizio fantastico per chi, come me, si ritrovi spesso a tradurre siti di hotel e sia alla ricerca continua di nuove soluzioni traduttive (software come Trados e Across sono utili ma non bisogna abusarne, pena l’avere traduzioni troppo simili e il rischio di duplicare i contenuti minando le ricerche sui motori).

Questo servizio si chiama ebrochure e permette all’utente di creare in tempo reale la sua brochure personalizzata, selezionando tra gli Hilton di tutto il mondo quelli che a lui/lei interessano. Così mi sono creata e letta una brochure sugli Hilton d’Italia in inglese e in francese e mi sono fatta un’idea dello stile, oltre che del lessico, usato nelle due diverse lingue.

Ho notato, in particolare, come la versione inglese sia molto più diretta e incentri l’attenzione sull’ospite che gode di un servizio piuttosto che sul servizio stesso.

Nelle presentazioni di hotel italiani si tende, ad esempio, ad enumerare una serie di servizi. Si pensa alle chiavi di ricerca, ma non all’utente che legge, e si fanno delle gran liste di caratteristiche: palestra, idromassaggio, mini-club, animazione, parco giochi, gioco delle bocce etc.

Le brochure inglesi, invece, tendono ad usare l’imperativo e a rivolgersi direttamente ai possibili clienti con frasi come:

Savour Tuscan cuisine = Assapora/te la cucina toscana
Stimulate your senses in the marble bathroom = Stimola/te i tuoi/vostri sensi nel bagno di marmo
Admire breathtaking views = Ammira/te viste mozzafiato
Enjoy fine dining = Goditi/godetevi una buona cena
Indulge yourself = Concediti/concedetevi

Essere consapevoli di queste differenze è secondo me fondamentale per tradurre al meglio la presentazione di un hotel.

Non si tratterà solo di tradurre, ma in alcuni casi di riscrivere lo stesso contenuto così come l’utente straniero se lo aspetta. Pena l’impossibilità di attirare davvero l’attenzione del turista e di spingerlo a prenotare. Pena una traduzione fedelissima, perché fatta parola per parola, ma pessima dal punto di vista della comunicazione e della vendita.

Perché in fondo di questo si tratta, di vendere se stessi e la propria struttura. Cosa che chi traduce per un’agenzia, magari sottopagato e con nessuna idea di cosa significhi vendersi sul web, non sempre considera.

Con questo non sto dicendo che sia per forza necessario rivolgersi a qualcuno che fa di questo settore la sua specialità. Molti traduttori bravissimi sono in grado di destreggiarsi tra gli ambiti più disparati e con ottimi risultati.

Dico però che sul web si leggono delle traduzioni indecenti, spesso frutto della parente o della segretaria di turno che dicono di “sapere” l’inglese o il francese perché hanno trascorso qualche mese nel Regno Unito o in Francia.

Sarà davvero così? Saranno davvero in grado di fare quello che fa un laureato con minimo 6 anni di fatica ed esperienza alle spalle?

Io non credo.

3 Responses to “Le mie specialità: web e turismo”

  1. Michele scrive:

    Il vero problema è che l’interprete -come il traduttore- non ha ancora assunto in Italia il sufficiente riconoscimento culturale, oltre che quello giuridico. Poche persone sanno veramente cosa fa un interprete, e oserei dire che solo gli addetti ai lavori sanno che non basta sapere due lingue per fare una buona interpretazione. Ecco perché ci ritroviamo in un mercato spietato, dove dobbiamo lottare in primis con i non-interpreti, che continuano a tradurre pagine web, brochure e quant’altro, magari anche a basso costo… “Che fare?”(REFERENCE!! :)

  2. Giuliano scrive:

    Fantastica la ebrochure :)

    Senti, sono capitato nel tuo blog per caso, non ricordo neanche cosa stessi cercando su google (si tratta di serendipity allora :p ) e ti volevo fare i complimenti.

  3. Elena scrive:

    È vero, molto spesso più che una traduzione serve una riscrittura che deve accontentare le esigenze del mercato a cui ci si rivolge e quelle di Google, che decide se un sito merita di essere visibile o meno. Mi capita spesso di tradurre pagine web che devono contenere le famose “key word” per il posizionamento su Google. Nemmeno le parole chiave possono essere semplicemente tradotte e inserite nel testo di arrivo, così facendo si otterrebbero risultati veramente poco efficaci.

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