Traduzione e Interpretazione

Viaggio in Belgio: come unire l’utile e il dilettevole

Come lo ha ben detto Claudia, nel suo commento al post con cui vi ho salutati, il viaggio da cui sono reduce è stato primariamente un viaggio di lavoro.

Mi sono recata in Belgio per motivi di ricerca, e nella fattispecie per incontrare mediatori e partner che prendono parte al mio progetto di dottorato.

Non sono mancati, però, né il tempo né le occasioni per guardarmi intorno, per posare lo sguardo su dettagli inconsueti, per scoprire una Bruxelles che pur essendo la mia città mi è estranea.

Complice il fatto che l’ho sempre amata da lontano e le invasioni di parenti che assalendomi al mio ritorno non mi lasciano molto tempo per fare altro, Bruxelles mi appartiene e mi esclude, la conosco e non la conosco, mi fa sentire comodamente a casa e magicamente in vacanza.

Usando l’immagine della direttrice del Centre Bruxellois d’Action Interculturelle che ho incontrato qualche giorno fa, è come se avessi un piede dentro ed uno fuori, è come se incarnassi nella vita prima ancora che nel lavoro la dualità della mediazione tra un x e un y.

Proprio io che studio la mediazione linguistica e culturale vivo, dentro di me, la ricchezza e la lacerazione di chi è ponte, di chi cresce nell’entre-deux, di chi a volte non sa bene da dove viene né dove sta andando.

Quel che è certo è che prima o poi, meglio poi che prima, tornerò ad essere polvere, come si suol dire.

E se proprio potessi scegliere dove riposare in eterno, opterei per un cimitero di campagna come quello che ho scoperto sabato scorso.

Collocato sulla sponda sinistra del fiume Semois, nel cuore delle Ardennes, questo camposanto ospita tombe talmente antiche che le iscrizioni e gli epitaffi spesso erano illeggibili. Quei pochi che sono riuscita a leggere testimoniavano di vite vissute in gioia e pienezza, nella prima metà dell’800.

Periodicamente ricoperto dall’acqua, questo posto surreale non aveva nulla di tetro.

Incastonati su un lembo di terra verde, i sepolcri esprimevano con naturalezza la transitorietà di un’erba che diventa acqua, di una vita che diventa morte, di un presente che diventa passato.

Solo in un punto questi opposti sembravano conciliarsi. Lì dove tra terra e acqua e tra passato e presente, un vecchio albero ha fatto spazio alla dura pietra

In quel punto preciso ho pensato a Franco Nasi, alla sua passione per le cose rare e degne di essere raccolte e al quadernetto verde in cui trascrive gli epitaffi scovati nei cimiteri della campagna reggiana e non solo (Nasi, 2008: 19-37). Ho pensato che questo posto fuori mano gli sarebbe piaciuto, che gli avrebbe dato la voglia di fermarsi a meditare, a cercare di interpretare i tanti simboli che erano scalfiti nella pietra, a ricopiare qualche epitaffio nella sua collezione.

Pur sapendo che si tratta di una collezione con regole ben precise, dove solo gli epitaffi effettivamente visti hanno diritto di cittadinanza, mi sono detta che questo post poteva essere un modo per sdebitarmi, per mostrargli quanto le sue parole possono addormentarsi in chi lo legge per svegliarsi in un sabato pomeriggio qualunque.. in un piccolo cimitero di campagna del Plat Pays…

Chiudendo con una nota di costume, a chi di voi fosse a Bruxelles in questo momento o pianificasse di andarci presto, consiglio vivamente la mostra sui vestiti degli anni 60 che è stata allestita in Rue de la Violette (vicino alla Grand Place) e l’esposizione temporanea delle opere dell’artista Belga Isabelle De Borchgrave al Cinquantenaire, che fino al 18 aprile 2010 ospita le straordinarie riproduzioni in carta dei vestiti della famiglia Medici

2 Responses to “Viaggio in Belgio: come unire l’utile e il dilettevole”

  1. -nico- scrive:

    FINALMENTE!
    bentornata!!

  2. :)! scrive:

    sniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiif la belgique et les belges… li ho ad un tiro di schioppo e li trascuro :P !…

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