Traduzione e Interpretazione

Parole parole parole…

Leggetevi il post di oggi con colonna sonora, perché di parole, parole e ancora parole si tratta ;)

In fondo è questo che accomuna quella che potrei definire una rassegna stanca, facendo il verso a quelli di radio DeeJay che così hanno battezzato la loro rassegna stampa mattutina (e assonnata).

Cominciamo da un articolo dell’Economist di qualche giorno fa, dove il titolo recitava, riferendosi al linguaggio non sempre ortodosso di Putin, “Toilet talk”. Se siete amanti della lingua, e dei suoi scivoloni, andate a leggervi questo gustoso articoletto. In fondo c’è chi scrive libri sull’argomento (vedi il libro “Dire et interdire: éléments de jurologie” di Nancy Huston), quindi non vedo perché noi non dovremmo spenderci qualche minuto, e qualche risata.

Proseguiamo con l’articolo che Giorgio Mulè ha scritto nel numero di Panorama di questa settimana. A dimostrazione di quanto la rabbia per le parole infamanti di Mancuso riesca a tirar fuori un italiano divertente, gustoso e schietto.

Meno divertenti sono state le parole, e gli atti, di Gheddafi. Vi invito a ripercorrere i momenti salienti della sua visita a Roma guardandovi  7 jours sur la planète, che ha il merito di dedicare parte della prima puntata dell’anno (4 settembre) al cinema francofono.

Concludiamo poi con alcune parole, per l’appunto, sulle quali ho riflettuto negli ultimi giorni (galeotto fu il Petit Larousse che ho sistemato su una mensola del bagno).

La prima è la parola gatto, che mi ha incuriosita perché tra le mie due lingue madri, italiano e francese, ci sono differenze sulle quali non avevo mai riflettuto.

In italiano si dice, infatti: “non c’è un cane”, o ancora “non svegliare il can che dorme”.
Mentre in francese si dice: “il n’y a pas un chat”, o ancora “n’éveillez pas le chat qui dort” o la sua variante “il ne faut pas réveiller le chat qui dort”.

So che state pensando che mi diverto con poco. Ciò nondimeno condivido l’altra scoperta della settimana.

Una locuzione latina che mi è piaciuta tantissimo e con cui concludo il post (fortunatamente, penserete voi):

“festina lente”, letteralmente “affrettati piano”, a significare che dovremmo andare lentamente per arrivare più rapidamente ad un lavoro ben fatto.

Non so, magari può tornarvi utile quando vi mettono fretta per un lavoro ;)

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