Traduzione e Interpretazione

Trattativa sui generis ad Anversa

Eccomi di ritorno da Anversa e dal Salon des Vacances. Come previsto, ho lavorato duramente nello stand della Riviera Adriatica promuovendo la località di Cesenatico e finendo, ancor prima della conclusione della fiera, tutte le brochure mandate dal comune. Fuori da ogni previsione, invece, ho avuto modo di conoscere persone eccezionali e di condividere con loro qualche piacevole momento di svago.

Uno svago che s’insinuava nel lavoro ogni qual volta facevamo le degustazioni di prodotti tipici al nostro stand. È così che il profumo della piadina, dei nostri salumi e dei nostri formaggi rivaleggiava con l’onnipresente odore di fritto che contraddistingueva il nostro padiglione 3 (a fine giornata c’era la nebbia dal gran che friggevano patatine nel ristorante di fianco al nostro stand).

Uno svago che proseguiva poi la sera, quando malgrado la stanchezza si usciva insieme a cena. A onor del vero, mi sono unita ai colleghi solo in una indimenticabile serata al ristorante Amadeus, perché le altre o ero troppo stanca o avevo preso altri impegni. Dal momento che lavoravo in Belgio, potete immaginare la mobilitazione della famiglia Niemants, che si è guardata bene dall’ “abbandonarmi” al mio destino in terra fiamminga. È così che sono stata accolta all’aeroporto, rimpinzata di cibo al mio passaggio da Bruxelles, accompagnata ad Anversa, visitata ed invitata a cena nella stessa (vi consiglio caldamente il Grand Café Horta) ed infine riaccolta, ri-rimpinzata e ri-accompagnata in aeroporto per il volo di ritorno.

Credo possiate immaginare la mia devastazione al ritorno in Italia. Neanche il turbolento viaggio di nozze in Sudafrica mi aveva ridotto così. Ma ora, con qualche giorno di distacco e di ripresa, posso ritenermi felice e soddisfatta di un’esperienza che esula dall’interpretazione di conferenza ma che è di pari dignità e soddisfazione professionale.

Se posso permettermi di dare un consiglio ai futuri interpreti, direi che non bisogna disdegnare di fare qualcosa di diverso dalla cabina di tanto in tanto. Vivere di soli convegni è impossibile all’inizio, e forse anche dopo, e piuttosto che scendere a compromessi accettando prezzi stracciati per la simultanea, penso possa valere la pena accettare altri lavori di natura linguistica, purché con una retribuzione proporzionata allo sforzo ed egualmente dignitosa. Sono proprio questi altri lavori che lasciano talvolta un maggior margine di manovra e che fanno della conoscenza linguistica il mezzo e non il fine del proprio operato. Non è detto, infatti, che le lingue debbano essere usate solo con la finalità di tradurre, all’orale e allo scritto, quel che dicono altri. Ben al contrario! Possono essere il mezzo attraverso il quale esprimere la propria potenzialità, sia essa di natura commerciale, artistica o di altro tipo.

Sono anche l’occasione di creare contatti e di ampliare i propri orizzonti, partecipando ad eventi cui altrimenti non si avrebbe accesso. È stato il caso, per me, della conferenza stampa organizzata dai comuni di Cervia e Riccione insieme all’Unione di Prodotto Costa, che ha visto la partecipazione di diversi Assessori, giornalisti ed operatori del settore turistico.  Oltre ad essere una porta d’accesso privilegiato al mercato turistico, questo evento mi ha messa di fronte ad una consecutiva sui generis: per la prima volta mi è capitato di assistere ad un’interpretazione italiano>fiammingo dove il pubblico fiammingo rideva. Che c’è di strano, direte voi? Di strano c’è il fatto che l’originale, chiamiamolo così, degli assessori, non faceva affatto ridere. Erano semplici introduzioni e convenevoli. Mentre a quanto pare l’organizzatore dell’evento, che in quella occasione faceva anche da interprete, si è premurato di aggiungere qualche commento ironico per rallegrare la serata. Infedeltà? Non neutralità? Certo. Ma come biasimarlo? In fondo lui sapeva, meglio degli assessori stessi, chi aveva di fronte (dal momento che lui stesso li aveva invitati). E tutto sommato non ha fatto altro che rendere il discorso più appetibile, rendendo servizio a degli oratori che sono così sperabilmente risultati ancora più simpatici ed incisivi. Dico sperabilmente. Perché non avendo capito quasi nulla del fiammingo non ne ho la garanzia ;)

Da ultimo, questo lavoro ad Anversa è stato l’occasione per immergermi nel cuore delle fiandre, toccando con mano il disgusto con cui i fiamminghi rispondevano in francese e la loro soddisfazione quando invece tentavo di risuscitare il mio tedesco ormai sepolto, e infarcito magari con qualche parola di fiammingo e con qualche invenzione di sana pianta. Ebbene sì, mi sono spudoratamente “buttata”, dimenticando la forma e cercando di stabilire un contatto in una lingua che non destasse resistenze. In quel contesto, era meglio qualche strafalcione in pseudo tedesco minimizzato da scuse e sorrisi, piuttosto che un francese impeccabile ma ostile ai più. Triste a dirsi, ma era proprio così. L’alternativa era l’inglese, che con i giovani funzionava alla grande, ma che con gli over 60 non sempre era un’opzione.

Chiudo il triste capitolo della situazione belga, e anche il post, con un link al TG 7 jours sur la planète, che questa settimana dedica un’intero servizio ad un Belgio che è da 224 (!) giorni senza governo: http://www.tv5.org/cms/chaine-francophone/info/p-1914-7_jours_sur_la_planete.htm

E pur si move.

PS La stazione di Anversa è la più bella che io abbia mai visto! Peccato che non ci fosse Marco Onofri per fotografarla :(

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