Traduzione e Interpretazione

Il CARM nella formazione degli interpreti

CARM sta per Conversation Analytic Role-play Method, un gioco di ruolo particolare che è stato messo a punto alcuni anni fa da Elisabeth Stokoe (Loughborough University). Pur partendo da presupposti diversi (una formazione in psicologia e delle ricerche di dottorato – e post-dottorato – sull’interazione non mediata da interprete), questa ricercatrice britannica ha preso posizioni molto vicine alle mie (che ho invece alle spalle una formazione di interprete e degli studi sull’interazione mediata).

Complice una metodologia comune, l’analisi della conversazione (Sacks et al. 1974), siamo entrambe giunte alla conclusione che il gioco di ruolo tradizionale – generalmente lo zoccolo duro degli insegnamenti in interpretazione dialogica – non sempre prepara alla realtà della professione. Pur essendo un metodo validissimo per esercitare, inter alia,  la capacità traduttiva degli studenti (per esempio esponendoli alla terminologia che ricorre in una visita medica), il role-play non sempre li mette nelle condizioni di esercitare quell’attività di coordinamento che si è vista essere determinante nella comunicazione mediata da interprete (cf. Wadensjö 1998; Baraldi e Gaviooli 2012).

Per questo oggi ho proposto ai miei studenti un’attività diversa che, ispirandosi al CARM di Stokoe, li mettesse nelle condizioni di osservare e di riflettere sulla complessità di un ruolo che va ben oltre la traduzione diretta di quel che ha detto un interlocutore primario. Come ho dettagliato altrove (Niemants 2013), questa attività si basa sulla registrazione audio e/o video di un’interazione autentica, che viene riprodotta simultaneamente alla trascrizione del parlato. L’interazione viene poi bloccata in corrispondenza di un turno di parola (nel nostro caso del medico o del paziente) e viene chiesto agli studenti di (a) osservare e commentare quello che i partecipanti hanno co-costruito sino a quel momento e (b) mettersi nei panni dell’interprete e reagire a quel turno di parola.

Nelle lezioni di oggi ho utilizzato quattro estratti di interazioni mediate tra delle ostetriche di due diversi consultori e alcune donne incinte straniere. Tutti e quattro gli esempi erano tratti dal cosiddetto “percorso nascita”, che accompagna la donna dall’inizio alla fine della gravidanza e che vede la presenza constante dell’interprete-mediatore. E tutti e quattro hanno messo in luce come, nell’interpretazione dialogica, l’attività di traduzione si incroci con altre attività che permettono, promuovono o migliorano la comunicazione, qui intesa nel senso etimologico del termine, come una “comprensione condivisa” di quello si sta dicendo e facendo nell’interazione.

Dal canto mio, sono piuttosto soddisfatta dell’esperienza, che ho video registrato e che non mancherò di riguardare nei mesi a venire (anche in vista di un paper che sto scrivendo sull’argomento). Vorrei però che fossero gli studenti stessi a dire la loro e per questo invito chi di loro mi legge a commentare il post, esplicitando come hanno vissuto la cosa, quello che di buono c’è stato e pure quello che si potrebbe migliorare in futuro.

Ne approfitto per ringraziarli pubblicamente per la grande affluenza alla lezione di oggi (alla faccia dei colleghi secondo cui l’ultima lezione del corso sarebbe deserta!) e per questo bellissimo semestre insieme, che mi ha fatto sentire “viva” e felice come non mi sentivo da tempo…

Ecco alcuni riferimenti (che trovate anche alla sezione References)

Baraldi, C. & L. Gavioli (2012) Coordinating participation in dialogue interpreting. Amsterdam/Philadelphia: John Benjamins.
Niemants, N. (2013) “L’utilisation de corpus d’entretiens cliniques (français/italien) dans la didactique de l’interprétation en milieu médical”. In C. Desoutter, D. Heller & M. Sala (a cura di), Corpora in specialized communication – Korpora in der Fachkommunikation – Les corpus dans la communication spécialisée. Bergamo: CELSB. 209-235.
Sacks H., E. Schegloff & G. Jefferson (1974) “A simplest systematics for the organization of turn-taking for conversation”. Language 50: 696-735
Stokoe, E. (2011a) “Simulated interaction and communication skills training: The ‘Conversation Analytic Role-play Method’”. In C. Antaki (a cura di),  Applied conversation analysis. New York et al.: Palgrave Macmillan. 119-139.
Stokoe, E. (2011b) “Overcoming roadblocks to mediation: Training mediators using the ‘Conversation Analytic Role-play Method’”. Mediation Digest Online.
Stokoe, E. (2013) “The (in)authenticity of simulated talk: Comparing role-played and actual interaction and the implications for communication training”. Research on Language & Social Interaction 46(2): 165-185.
Wadensjö, C. (1998) Interpreting as Interaction. London/New York: Longman.

14 Responses to “Il CARM nella formazione degli interpreti”

  1. Marie-Sophie scrive:

    La lezione è stata davvero molto interessante, la parte teorica ma soprattutto il momento in cui dovevamo reagire alla situazione e quindi immedesimarci nell’interprete. Non è stato sempre facile rispondere ma la lezione mi ha dato un esempio pratico del lavoro di un interprete, in questo caso in ambito medico.

  2. Natacha scrive:

    Ascoltatevi un’intervista alla Stokoe sulla BBC: http://www.bbc.co.uk/programmes/p020f7vl

  3. Maria scrive:

    Sulla base degli estratti ascoltati a lezione direi che l’interprete diventa per il/la paziente proprio un punto di riferimento e una persona a cui “affidarsi”, dal momento che il medico, parlando di fatto un’altra lingua potrebbe inevitabilmente sembrare più distaccato. In modo particolare in questo ambito, ma non solo, le doti umane affiancano e sostengono le doti linguistiche dell’interprete. A partire quindi da una buona formazione di base, il miglior metodo per raggiungere questa completezza è sicuramente quello di “mettersi alla prova” in esperienze reali, e la lezione è stata molto utile nel dare un primo assaggio.

  4. Jean Philippe scrive:

    Le cours de Médiation Française de cette année m’a été très bénéfique, dans le sens où il m’a aidé à déceler mes lacunes, principalement en allant vers l’italien, lacune que la Prof a tout de suite su repérer et me faire travailler encore plus vers cette direction, et au final je me suis rendu compte de mon amélioration et progrès. Le seul bémol est que les extra-communautaire ou non italiens n’ont pas très souvent été exposé à l’italien pendant le cours, mais pour ma part cela a été compensée par des séances de travail avec la Prof et la tutrice.

  5. Chiara Ferrari scrive:

    La lezione è stata divertente e interessante, ma soprattutto mi è rimasta impressa. Si è trattato di un metodo senz’altro alternativo, ma che ha evidenziato efficacemente le distanza fra teoria e pratica della mediazione ponendoci davanti a situazioni e variabili reali e facendoci vedere attraverso gli occhi di un interprete.

  6. Veronica scrive:

    Lezione interessantissima. Abbiamo visto nella pratica quello che fa un interprete che non é soltanto quello di tradurre ma soprattutto di mediare tra due persone, facendo di tutto affinché esse si capiscano soprattutto in un ambito specifico come può essere quello medico.

  7. Christelle-Marie scrive:

    Essendo una studentessa francofona, i miei bisogni erano diversi. Avevo paura di esser trascurata durante le lezioni e di dover fare tutto a casa,da sola. Ma non è stato il caso, eravamo tutti coinvolti,andando da una direzione all’altra a seconda delle proprie esigenze.

  8. Ludovic scrive:

    Lezioni costruttive e ben strutturate ci hanno permesso di rafforzare la comprensione degli argomenti legati al mondo del lavoro in particolare per quanto riguarda professione dell’interprete. La “charpente” est désormais bien plus solide gra^ce à notre professeur. Un grand merci à elle pour nous avoir offert un cour dynamique et agréable malgrés les exigences et le niveau plut^ot élevé requis.

  9. Katiuscia scrive:

    Le sue lezioni sono state davvero interessanti e produttive. E’ stato entusiasmante mettersi nei panni di piccoli interpreti! Ho apprezzato tanto la lezione
    relativa all’ambito medico, proprio perché ho capito che l’interpretazione e la mediazione sono attività che vanno ben oltre quello che solitamente si pensa.
    Complimenti, ottimo lavoro!

  10. Laura Gozzi scrive:

    la lezione è stata interessantissima, soprattutto perché ci ha dato la possibilità di vedere più da vicino la realtà dell’interpretariato e le eventuali difficoltà in cui un mediatore può imbattersi. Non è vero che un mediatore è invisibile, né che il suo ruolo è semplicemente quello di tradurre, e questo ci è stato insegnato nel modo a mio avviso migliore di tutti:tramite l’esempio in realtà concrete.

  11. Anna scrive:

    Un insegnamento frontale e uno studio di tipo mnemonico (lessico e automatismi) possono essere utili ma portano inevitabilmente lo studente a lavorare in modo meccanico e distaccato. Ho dunque apprezzato molto il tipo di lezioni che ci sono state proposte poiché ci è stato chiesto di metterci in gioco e in questo modo mi è stato possibile comprendere come, in realtà, la cosa più importante nel mondo dell’interpretazione e della mediazione sia riuscire a capire che l’interprete stesso è prima di tutto una persona. una persona che ha il diritto di avere dubbi, esitare e provare emozioni.
    Lavorare su situazioni reali è inoltre di grande aiuto e dà la possibilità di capire quale sia il vero ruolo del mediatore.

  12. Andress scrive:

    Tutte le lezioni del corso sono state interessanti ma la mia preferita è e rimane quella dei giochi di ruolo. Ci ha permesso di metterci nella pelle di un’altra persona. Questo è stato fantastico e le ultime lezioni sono state molto istruttive.

  13. Rita scrive:

    Il corso è stato molto utile e interessante, non solo per gli argomenti versatili, ma anche perché sono riuscita ad immedesimarmi in situazioni quotidiane reali. Nelle varie lezioni riuscivo a vedermi sia come studentessa sia come possibile mediatrice. Ho avuto inoltre una maggiore percezione del mondo professionale “spronandomi- invogliandomi” a mettermi in gioco. Queste lezioni hanno insegnato ad avere una maggiore fiducia nelle proprie competenze senza demoralizzarsi per i propri errori, migliorandosi in tutta serenità poichè i risultati si vedono col passare del tempo. La lezione che mi è piaciuta di più è stata quella del colloquio di lavoro non solo perchè metteva in luce uno scenario comune, ma anche perchè è stato un modo per affrontare al meglio un momento di tensione cercando di “vendersi” nel modo giusto.

  14. Clara Pignataro scrive:

    Cara Natacha,
    che piacere leggere i commenti dei tuoi ragazzi! Che soddisfazione per un docente! Sono una collega interprete e insegno simultanea e teoria e prassi dell’interpretariato presso iulm. Posso capirti quando dici che ti sei sentita “viva” grazie al successo delle lezioni. Sono emozioni forti che danno energia vitale. Anche io uso un metodo molto simile durante le lezioni di teoria e prassi dell’interpretariato ed è molto apprezzato dagli studenti. Sono convinta che coinvolgere gli studenti, facendoli immergere in situazioni reali li possa aiutare a capire cosa ci si aspetta da loro e questo, un giorno, forse li aiuterà anche a gestire meglio lo stress.
    Non conoscevo la Stokoe ed ho subito annotato i riferimenti. Sono curiosissima di leggerla! Grazie mille per i tuoi sempre utilissimi suggerimenti. Clara

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