Traduzione e Interpretazione

SFScon2008

Linux

Eccomi di ritorno da Bolzano-Bozen..
Vi scrivo dal treno, visione laterale della vita e di quei monti pallidi che tanto amo. Dolomiti illuminate dal sole, un Tirolo che si allontana piano, la sensazione di essere davvero fortunata. Perché come al solito la cabina è anzitutto una palestra di vita, un’occasione di condivisione e crescita, una fucina di aneddoti da accumulare nel tempo.

Le condizioni di lavoro erano ottimali. Cabina spaziosa, collocata in maniera tale da poter perfettamente vedere le slide. Wireless connection per i nostri due laptop, sedie confortevoli con tanto di braccioli. Insomma, come al solito la SFScon non si smentisce ;)

La conferenza di quest’anno era all’insegna dell’innovazione per le aziende, tanto che il primo intervento è stato affidato a Franz Schöpf, il quale ha delineato una panoramica sulla ricerca e lo sviluppo in Alto Adige. Dal momento che parlava in tedesco e che nonostante i tre anni di studio al liceo e l’esame passato al primo anno di specialistica non sono assolutamente in grado (per ora) di fare l’incrociata de-en, ho preso il relais dalla cabina tedesca e tradotto dall’italiano all’inglese.

La parola è stata poi data a Leon Shiman, ex ricercatore al MIT di Boston, habitué della SFScon almeno quanto me e immortalato in una foto che spero di pubblicare presto. Il suo intervento totalmente fuori programma è stato aggiunto per colmare il vuoto lasciato da Oliver Dietrich, il quale a causa di un virus, non informatico ahimè, non ha potuto raggiungerci. A velocità della luce Shiman ha letto una mail ricevuta da Oliver, così da portare, se non la sua voce, almeno il suo pensiero tra di noi. Dal momento che la sera prima eravamo tutti a cena al Laurin (ve lo consiglio davvero!), ci eravamo messi d’accordo per avere una copia del discorso. Quindi nonostante la velocità, sono riuscita a rendere lo spirito di quell’intervento (spero).

Dopo la pausa caffè è stato conferito l’SFS Award a Raphael Vallazza, e a seguire un intervento fantastico di Simon Phipps. Capita talvolta di entrare proprio in sintonia con l’oratore, di conoscerlo talmente tanto, anche attraverso i video di You Tube che guardavo stirando durante la preparazione al convegno, che talvolta si riesce a prevedere cosa un oratore dirà. Lo stesso mi è successo a Perugia, quando ho tradotto Jeremy Rifkin. Avevo persino previsto il piccolo aneddoto su Angela Merkel, tanto che quasi mi è scocciato non avere il turno in quel momento. La legge di Murphy vuole che spesso capiti di avere il turno nei pezzi infattibili e di non averlo quando il discorso è più semplice. Ma questo fa parte del gioco.

Passato Simon è arrivato lo scoglio del giorno. Un intervento sull’accessibilità dei contenuti web da parte di  Richard Schwerdfeger, vicino a me a tavola la sera prima, ovviamente avvisato del fatto che sarebbe stato interpretato e che quindi sarebbe stato carino non andare troppo veloce. Raccomandazione totalmente inutile, visto che oltre che ad essere molto complesso il suo discorso è stato fatto a velocità supersonica. Peggio per lui, perché se la qualità della cabina italiana in questa parte non è stata il top la responsabilità è in primo luogo sua.

A seguire il pranzo, per fortuna! Dopo l’ultimo intervento eravamo a pezzi, stanche anche della responsabilità di un relais su di noi, dal momento che la cabina di tedesco pescava il nostro italiano per fare l’attiva.

Dopo pranzo è stata la volta di Stormy Peters della GNOME foundation, veloce ma comunicativa e quindi piacevole da interpretare. Poi la parola è stata data a Josh Berkus, un esperto di data base che ha avuto la gentilezza di scorrere con noi le slide in pausa pranzo per chiarire i nostri eventuali dubbi.

Dulcis in fundo Walter Bender, che ci ha affascinate per aspetto, accento e contenuti, dandoci ancora una volta la soddisfazione di entrare in sintonia con lo speaker e di fare una passiva buona e sentita.

Come sempre Patrick Ohnewein ha fatto da cornice, oltre che da organizzatore, all’evento e ringraziato tutti, sponsor e presenti, dell’attenta partecipazione. L’elenco degli sponsor non è stato un problema per la traduzione visto che erano proiettati sulle slide. Ad ogni modo è sempre buona norma tenere a portata di mano il programma con gli sponsor, così da evitare errori che sarebbero imperdonabili.

Solo complimenti per la cabina italiano-inglese, ci hanno detto, e non sono mancati segnali di apprezzamento e piccoli applausi da parte della gente che passava davanti al nostro “acquario”. Persone che molto spesso non hanno idea di cosa significhi interpretare, e il cui giudizio può non corrispondere con i criteri di qualità interiorizzati da noi interpreti. Ma fa sempre piacere sentirsi dire di aver fatto un buon lavoro, soprattutto in un mondo come questo dove raro è il feedback sulla propria resa.

A conferenza finita c’è stato il tempo per una passeggiata in centro a Bolzano. L’albero è già in piazza Walter e già si comincia a respirare l’atmosfera natalizia. L’odore di castagne era nell’aria (è infatti il periodo del Törggelen) e quello di speck nella mia borsa. Ne ho infatti approfittato per acquistare qualche prodotto tipico in uno dei negozi più belli di Bozen.

La sera, durante la cena altoatesina, mi hanno ovviamente presa in giro per i miei acquisti allo Seibstock, definendolo come il tipico posto di cui il turista s’innamora, americani in primis. Del resto non ricordo tantissimo, perché tra la stanchezza per la simultanea e la birra e grappa che ci hanno offerto, la serata si è persa in risate ad alto tasso alcolico. Da brava belga che sono, come al solito non mi smentisco ;)

Sono ora sulla strada di casa e già non vedo l’ora di tornare alla SFScon. Spero solo che l’anno prossimo la mitica Sandy abbia un po’ più di tempo per seguirci e stare con noi. La sua accoglienza e le sue premure sono mancate non poco alla SFScon2008.

Avrei decine e decine di parole del giorno da condividere, ma aspetto di fare il debriefing per fare una cernita e metterle online.

Per ora passo e chiudo, quindi, e approfitto del viaggio in treno per leggere l’articolo di Sacks H. & E. Schegloff & G. Jefferson (1978). “A simplest systematics for the organization of turn-taking for conversation” che ha segnato una svolta nell’analisi della conversazione. Ovviamente non tarderò a condividere la mia recensione nella sezione “references”.

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