Come lo stesso autore mi aveva preannunciato, “Poetiche in transito” è un libro diverso da “La malinconia del traduttore”.
È diverso anzitutto perché si rivolge ad un pubblico meno ampio, a una cerchia ristretta di letterati, linguisti, traduttori, poeti, amanti della poesia, delle lingue e di quel transito tra l’una e l’altra che prende il nome di traduzione.
È diverso, poi, perché eccezion fatta per il capitolo introduttivo su Sisifo, la vita e il gioco, i quattro capitoli seguenti sono altrettanti paper tutto sommato autosufficienti su argomenti che richiedono una lettura paziente.
Il primo capitolo tratta di poesie per bambini, il secondo delle Lyrical Ballads di William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge, il terzo della fortuna di Coleridge in Italia e il quarto è una felice contaminazione tra poesia, pittura e traduzione che ruota intorno all’artista Mark Strand.
Comun denominatore di questi scritti che erano già in parte apparsi su riviste, è la riflessione su testi che vengono sempre presentati in originale e in traduzione italiana e che, essendo poetici, interrompono il ritmo di lettura tipico della prosa per prendere il respiro della poesia. Non è, quindi, un libro da leggere di fretta (a meno che voi non saltiate a piè pari le poesie e le loro traduzioni, ma lì, allora, forse avete sbagliato libro).
Ma è un libro stupendo in cui si scorgono le fatiche di un Sisifo felice, perché consapevole della provvisorietà del suo lavoro.
Come Sisifo, il traduttore spinge il testo nell’altra lingua, nella consapevolezza che la sua traduzione potrà sempre essere migliorata, perché l’imperfezione fa parte della traduzione stessa. Come Nasi nel suo “Poetiche in transito”, dove riprende l’immagine che Camus ci dà di un Sisifo felice, il traduttore dovrebbe essere felice di questa sua imperfezione. Stupido è chi pensa di superare la morte. Felice è chi accetta che questa fa parte della vita, così come l’imperfezione della traduzione, e sereno vive il suo destino (vedi anche Pierre Dauzat a questo proposito: http://www.dailynterpreter.com/archives/116).
Chiudo così come Nasi inizia, nella speranza di avervi accompagnati verso le prime pagine del suo libro…
Il compito del traduttore letterario ricorda quello di Sisifo costretto per l’eternità a spingere un masso sulla cima di un monte per vederlo subito dopo rotolare a valle. Tradurre è un’impresa destinata all’insuccesso. Quando si traduce si sa che nell’arco di un tempo a volte non lungo la fatica sarà resa vana da una nuova traduzione. Ogni generazione, ed è un luogo comune ormai, impone i propri traduttori. A volte è lo stesso traduttore, a distanza di anni, a sentire il bisogno di ritornare sul proprio lavoro, non solo per limarlo, ma per riscriverlo completamente. E questo non tanto perché ha imparato meglio la lingua da cui traduceva, ma perché è cambiato il suo modo di parlare e di scrivere nella lingua in cui traduce, è cambiato il suo modo di leggere quel testo: perché nel frattempo ci sono state altre traduzioni, altre interpretazioni, altri testi letterari…(2004: 9)
Nasi, F. (2004). Poetiche in transito. Milano: Medusa