Traduzione e Interpretazione

Viaggio in Sud Africa, Zimbabwe e Seychelles: tour Kuoni 2010

Dailynterpreter is back!

Dopo un mese di silenzio “stampa” torno sulla rete con il racconto di avventure e disavventure in vacanza. Questo post vuole essere la storia di un tour che ha avuto tantissimi pregi, ma anche un caveat per chi abbia intenzione di ripetere l’esperienza, con Kuoni o con altri tour operator.

Cominciamo dal principio, dal fatto che, come accennavo nel post sul matrimonio, si è trattato di un viaggio di nozze organizzato insieme a Robintur e all’agenzia Veneri Viaggi e Turismo di Cesena. Un’agenzia che, va detto, si è prodigata per mesi nell’organizzazione del nostro tour con la Kuoni e che ha cercato in tutti i modi di compensare il grosso adeguamento che ci è stato applicato la settimana prima della partenza. Più di 500 € aggiunti ad un budget che, anche questo va detto, non era dei più economici, in un periodo in cui, con il matrimonio alle spalle, di soldi da spendere non ne avevamo proprio. E va bene. Mal comune mezzo gaudio, visto che tutti i nostri compagni di viaggio erano nella stessa barca. Ma, come accennavo, la Robintur e la nostra agenzia, a differenza di altri, hanno cercato di compensare questo disagio. A cominciare con piccoli regali prima della partenza, per proseguire con grandi sorprese durante il viaggio.

La prima, e la più degna di nota, un appartamento a Cape Town. Giuro. Non una camera lusso. Non una suite. Ma un appartamento al Mandela Rhodes Place che era grande il doppio di casa mia. C’erano due camere matrimoniali, tre bagni, una cucina enorme con piano bar, un soggiorno con tavolo da 12, un salottino e un terrazzo che dava sulla piscina! Inutile dire che Città del Capo ci è piaciuta un mondo e che, nell’appartamento che tutti ci hanno invidiato, abbiamo invitato alcuni amici del tour con cui abbiamo stappato la bottiglia di Champagne che ci ha accolti, con tanto di congratulazioni per il matrimonio, al nostro arrivo. Complice la camera, una guida straordinaria e una città davvero splendida, a Cape Town abbiamo creato i primi rapporti con due delle coppie con cui abbiamo legato di più.

Già, questa è una delle belle sorprese del tour organizzato. Cosa che Francesco ed io non avevamo mai fatto, e che probabilmente non faremo mai più, ma che riserva grandi amicizie se si capita nel gruppo giusto. Come nel nostro caso!

Dopo aver girato la città e visto il Capo di Buona Speranza, le balene, i pinguini africani e le foche ci siamo spostati su Johannesburg con un volo della SouthAfrican, il primo volo sfigato di una lunga serie. Perché mentre l’andata Bologna-Amsterdam e Amsterdam-Cape Town con la KLM è stata fantastica, già nel piccolo spostamento tra Cape Town e Johannesburg mi hanno aperto la valigia. Cosa alla quale, lo vedremo, mi sono poi abituata, visto che mi è capitato in 4 voli su 10 (o 8, se si escludono i voli da 15 minuti alle Seychelles). L’impatto con il Tambo International Airport non è quindi stato dei migliori, e nemmeno i transiti che sono venuti dopo, a dire il vero. L’aeroporto di Johannesburg è una giungla di ladri e ne passerà di acqua sotto i ponti prima che io accetti di ripassare di lì.

Ad ogni modo arrivati a Johannesburg abbiamo preso il pullman per Pretoria prima, per la riserva Mpumalanga poi. Con una guida che sapeva solo infondere negatività al gruppo, per la quale le nostre giornate erano anticipate come segue: “Domani si sale e si scende dal pullman, e basta”, il giro non è stato dei migliori. Abbiamo visto posti meravigliosi, per carità, come il Blyde River Canyon e i Bourke’s Luck Potholes, ma visto che il pullman si è rotto e ne abbiamo aspettato un altro per tre ore alle cascate Mac-Mac non ci è poi rimasto tempo a sufficienza per scendere dal pullman, come avrebbe detto la guida, a visitare the Pilgrim’s Rest (che, a detta sua, ad ogni modo non meritava. Come tutto il resto, visto l’entusiasmo che ci metteva).

Dopo due notti al Castelbridge Hollow ci siamo spostati in una riserva privata all’interno del Kruger: l’Imbali Safari Lodge. Era un posto meraviglioso, dove gli elefanti venivamo a bere alla piscina del lodge e dove si cenava con intorno uccelli di ogni tipo, giraffe e chissà quanti altri animali che si sentivano solo (tipo i leoni). Ogni coppia era alloggiata in una casina a parte, tipo casa dei puffi, e il personale del lodge ci accompagnava uno ad uno alla camera, perché essendo all’interno del parco potevamo incontrare babbuini, leoni o serpenti velenosi lungo la strada di casa. Tre appunti al riguardo.

Primo: a differenza di altre vacanze, compresa quella da 3 giorni in Croazia di anno scorso, in questa vacanza lunghissima non mi sono mai sentita “a casa”, dove per casa intendo, e mi cito, “un’emozione che posso ricreare ovunque, quando col tempo una strada smette di essere sconosciuta e diventa la strada di casa, quando i volti smettono di essere ostili e diventano amici. “Casa mia” sono io che, viaggiando e conoscendo altro, scopro qualcosa di me”.

Secondo: abbiamo visto serpenti velenosi che, se ti mordono, ti uccidono in circa 2 ore. Abbiamo quindi chiesto al mitico autista del fuoristrada del gruppo “doppio 00” (il gruppo formato dalle 4 coppie di neosposini del tour ;) cosa sarebbe successo in caso di morso. La risposta è stata che, siccome l’ospedale più vicino distava 2 ore e non c’erano antidoti al Lodge, la persona sarebbe sicuramente morta. Un motivo in più per farsi accompagnare la sera.

Terzo, e ultimo appunto: il safari è una cosa meravigliosa, ma arrivati a questo punto della vacanza si è talmente esausti che non si riesce nemmeno più a godersi la meraviglia che si vede. La sveglia è prestissimo, a partire dal primo giorno in gruppo, e le escursioni sono tiratissime. Il meno che vi possa venire è la diarrea o il vomito, il più la febbre. Ovviamente Francesco non si è fatto mancare nulla, e si è fatto 3 giorni con la febbre a 38.5 mentre io cercavo, con l’aiuto dei medici che c’erano nel gruppo, di fare l’infermierina.

Ora, vero è che in certi posti non ci si torna, per carità. Ma, e qui mi rivolgo soprattutto alla Kuoni, non si può distruggere la gente così. C’è un limite alla sopportazione, soprattutto di chi, avendo tirato fino all’ultimo giorno prima delle ferie, parte già stanco. Bisognerebbe dirlo alle agenzie che questo tipo di viaggio è per chi è già riposato. Se lo avessimo saputo, avremmo sicuramente scelto un viaggio diverso e ne saremmo stati più soddisfatti.

Riprendendo le fila del viaggio, usciti dal Kruger ci aspettavano 700 km di pullman. Già, perché nonostante ci sia un aeroporto vicino al Kruger, che permetterebbe un rapido volo verso Johannesburg e poi, per chi ha l’estensione, verso le Victoria Falls in Zimbabwe, la Kuoni ha pensato bene di far passare la giornata in pullman, di far dormire una notte a Johannesburg e di far partire l’indomani. Cosa che, ve lo assicuro, ha mandato in bestia quasi tutti i presenti, che non avevano idea, prima della partenza, di dover affrontare uno spostamento di tale entità. Come se non bastasse, in questo spostamento abbiamo rischiato la vita.

Va detto che gli autisti sudafricani sono dei pazzi, che fanno inversione in autostrada con le luci del pullman spente (per la serie, quando il pullman era fermo perpendicolarmente alle corsie le auto non ci vedevano!), e va detto anche che nel periodo invernale (la nostra estate) in Sud Africa ci sono tantissimi incendi. Alcuni di questi sono provocati, perché là ancora si crede che la terra bruciata sia più fertile, altri sono dolosi. Fatto sta che ci siamo ritrovati davanti ad un muro di fiamme, sulla strada per Johannesburg. Non potendo tornare indietro l’autista ha pensato bene di passare in mezzo al fuoco, che aveva occupato anche la carreggiata, e di uscirne il prima possibile. Peccato che l’incendio si fosse propagato per un bel pezzo di strada e che il passaggio nel fuoco sia durato almeno un minuto. Il panico, vi giuro. Era tutto buio a causa del fumo e non si vedeva nulla davanti, le fiamme colpivano i vetri del pullman con un calore che non riesco a spiegare. Sono stati attimi di paura. C’era chi si faceva il segno della croce o chi, come me, era impietrito nel mezzo del pullman (perché a sedere vicino ai vetri c’era da scottarsi). Ad un certo punto l’autista si è spostato sull’altra corsia, per evitare una fiammata, e ha rischiato un frontale con una macchina che veniva nel senso opposto e che, visto il fumo, non ha visto fino all’ultimo. Ho pensato di morire lì. Lo abbiamo pensato in tanti. E quando siamo finalmente usciti da quell’inferno quasi non riuscivamo a parlare.

Così abbiamo salutato il Sud Africa per spostarci, dopo una notte di tachipirina e delirio di mio marito, in Zimbabwe. E anche lì, ve la raccomando. Victoria Falls è un paesino dove non c’è nulla, cascate a parte. La qualità e la pulizia dell’hotel, il Kingdom hotel, è davvero discutibile. Ci hanno cambiato stanza perché a causa delle persiane tutte rotte la gente ci vedeva dalla finestra. Le cascate sono una meraviglia dell’umanità, questo sì, ma la potenza dell’acqua e la conformazione della cascata impediscono di vederla nella sua totalità. Senza contare che piove, dall’alto e dal basso, lungo il chilometro di cascata che si percorre a piedi. La crociera sul fiume Zambezi è invece stupenda. Il primo momento, dopo giorni, in cui ci siamo rilassati.

Purtroppo, il pomeriggio in cui avremmo dovuto fare la passeggiata sugli elefanti (110 dollari a testa che, dopo 10 giorni di mance obbligatorie del 10% in molti dei pasti e delle escursioni che sono esclusi dal pacchetto Kuoni, non sono pochi, ve lo assicuro) siamo invece rimasti in hotel sperando che, fermandoci un attimo, avremmo seminato la febbre di Francesco. E così è stato. Per la serie: sarà anche stato complice l’agnello che ha mangiato all’Imbali Lodge, ma poi la febbre era un modo adottato dal suo corpo per dire: BASTA!!!!!!!!

A questo punto della vacanza non vedevamo l’ora di lasciare lo Zimbabwe. Per l’african time all’ennesima potenza (tipo si fa un’ora e mezza di fila per avere il visto mentre da noi ci vorrebbero 10 minuti). E per la gente che ti pesta i piedi per prenderti le scarpe e che, quando per pietà e commozione gli regali una delle tue magliette, te la ridà indietro dopo averla guardata perché non ci sono scritte visibili della marca. Questi sono i poveri?? Questo mi dovrebbe dare il mal d’Africa? Fatemi il piacere! Non vedevo l’ora di andare via, di ripesare la mia valigia sulle bilance in stile mercato ortofrutticolo, di farmi dare il biglietto aereo scritto a mano sulla carta copiativa e di farmi aprire la valigia, sta volta con una British Airways che all’arrivo a Johannesburg mi ha detto che la compagnia declinava ogni responsabilità perché il carico e scarico delle valige al Tambo era gestito da un’altra società. Ma per favore! Non ascoltateli se vi dicono così! Fate la denuncia e poi armatevi di pazienza. Perche parlare con la British al vostro ritorno sarà un’impresa. Una voce registrata vi dirà, in 10 lingue, di pigiare il tasto corrispondente alla vostra lingua. Peccato che poi vi passino i centralinisti a caso. Scegliendo l’italiano ho prima parlato con un operatore portoghese, una causa persa. Al secondo tentativo, sempre per l’italiano, mi hanno passato (dopo 3 minuti di attesa) un operatore francese. E qui sono stata fortunata. Visto che parlo francese ho fatto con lui. Ma se non fossi stata francofona chissà che operatore mi avrebbero passato alla terza volta! Sono pietosi! Oltre alla storia delle valigie mandate ovunque, che ha reso celebre la British con un motto il cui senso era : “mattina a Londra, notte a Pechino e bagagli in Australia” , la British ha davvero perso colpi. Tanto che avevo esplicitamente chiesto all’agenzia: a) di non volare con la British; b) di volare il meno possibile su Johannesburg. Non avevi poi tutti i torti!

E non è finita! Dopo aver aspettato 9 ore in aeroporto abbiamo volato con la Air Seychelles verso Mahé. Questa è in assoluto la compagnia più scomoda che ci sia in economy, tanto che al ritorno abbiamo investito in due cuscinetti gonfiabili per riuscire a dormire. Quindi nelle 4 ore e mezzo di volo non si dorme. Si arriva alle Seychelles alle sei di mattina, nel mio caso con la valigia aperta per la terza volta, e con un’accoglienza di prim’ordine da parte degli operatori di Créole di cui non si riesce però a gioire appieno, perché si è stanchi morti. Altre 3 ore di attesa prima di prendere un piccolo aereo per Praslin. Volo di 15 minuti. Poi di nuovo un’accoglienza da film e spostamento in pullmino per il porto dove ci attendeva un traghetto per La Digue. Anche qui, 15 minuti di tragitto con mare mosso che ha fatto traboccare il vaso: tra stanchezza, voli, guida tra le curve a Praslin e traghetto ho vomitato l’anima. Siamo scesi dal traghetto e i rappresentanti di Créole ci aspettavano anche lì, con sorrisi, fiori e salviettine alla vaniglia. Avevo lo stomaco a pezzi. Tragitto di 5 minuti verso l’hotel Patatran. Solita accoglienza: sorrisi, fiori e cocktail di benvenuto. Ho trattenuto a fatica i conati. Poi, finalmente, riposo.

Mi scuso per il ritmo concitato di questo scritto ma questi erano i tempi che dettavano il nostro viaggio. Almeno fino a La Digue, dove siamo arrivati talmente esausti da aver dormito 24 ore! Ci siamo alzati per cenare e siamo tornati a letto, in una camera stupenda, the Captain’s room, che aveva 3 pareti di finestre sul mare. Ci siamo fatti cullare dal rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e ci siamo concessi una tregua.

I giorni seguenti, con la costante ma non invasiva presenza della rappresentante Créole che mi ha aiutata a gestire le pratiche con la Air Seychelles per la valigia aperta e le cose mancanti, abbiamo girato La Digue in bicicletta, passando da una spiaggia all’altra a seconda dei nostri desideri e dei nostri ritmi. Ci siamo sentiti finalmente in vacanza, e in viaggio di nozze. Abbiamo per la prima volta avuto modo di creare contatti con la gente locale, cosa che un tour organizzato spesso impedisce, e di renderci conto dello scarto esistente tra l’idea che noi europei abbiamo delle Seychelles e l’idea che loro ne hanno in loco. Abbiamo goduto dei 3 giorni di festa dell’isola, dove il 15 agosto c’è la festa dell’Assunzione e siamo persino andati ad una messa organizzata all’aperto. Era stupendo vedere come la gente, per lo più scalza e mal vestita in settimana, si metteva il vestito della domenica: giacche, cravatte e tacchi anche per, rispettivamente, i ragazzi e le ragazze dell’isola. Era bello ritrovare il senso, e la celebrazione, di un giorno di festa da passare insieme. Era bello anche ritrovarsi in coppia dopo due settimane condivise con altri. Perché per quanto avessimo creato dei rapporti incredibili che continueranno anche aldilà della vacanza, ne sono sicura, avevamo pur sempre bisogno di fare qualche cenetta romantica, e di non dover comporre con i desideri di altri. Per noi la vacanza è anche questo.

Abbiamo lasciato a malincuore La Digue, sia nel suo versante più calmo, quello a Ovest dove si distendono spiagge come la Anse Source d’Argent (dove hanno girato pubblicità come quella del Bounty o scene del film Cast Away), e quello a est, molto più ondoso ed incontaminato, dove trovate le piccole Anse Banane e Anse Fourmis o la più grande e meridionale Grand Anse.

Ma la nostalgia è presto andata via quando siamo arrivati all’hotel Le Duc de Praslin, dove questa volta, con lo stomaco a posto, il cocktail di benvenuto me lo sono proprio gustato! Non è direttamente sulla Côte d’Or, come altre strutture, ma è veramente a 3 passi, 3 di numero, e potete ugualmente beneficiare di lettini su quella che è una delle spiagge più lunghe e più belle delle Seychelles! Il letto non era dei più confortevoli, ma la camera era grande e bella, il giardino con piscina un incanto, e il servizio ottimo. Il proprietario aveva l’accortezza di venire a salutare i suoi ospiti la sera, a cena, e per le persone in partenza nel tardo pomeriggio, come noi, è prevista la possibilità di andare ancora al mare, con dei teli puliti forniti dall’hotel, e di farsi poi una doccia in un bagno adibito a questo. Così da approfittare al massimo di questa isola paradisiaca ma carissima.

In confronto a La Digue, che ha dei prezzi assimilabili a quelli italiani, Praslin è una mazzata. Si pagano fino a 6 dollari per una mezza naturale e fino a 30 dollari per due toast (bevande escluse). Diffidate, a Praslin, anche delle escursioni che vi propongono. Quella alla Vallée de Mai + Anse Lazio è strutturata in modo tale da spillare soldi ai malcapitati turisti. Vi fanno fare una visita rapidissima alla Vallée, che è patrimonio mondiale dell’UNESCO con i suoi Coco de mer, e poi vi lasciano un’ora al bar e negozietto: per la serie, avete tutto il tempo per comprare qualcosa. Poi vi portano all’Anse Lazio, venduta, come quasi tutte le spiagge a questo punto, come la spiaggia di Cast Away, e vi lasciano 4 ore intorno all’orario del pranzo in una spiaggia dove non c’è assolutamente nulla se non due ristoranti carissimi dove poter mangiare e andare in bagno. Una trovata per turisti, lo abbiamo pensato tutti.

Non vi annoio con il viaggio di ritorno, tanto si è ripetuta la solita storia dell’apertura valigia: dopo SouthAfrican, British e Air Seychelles, sta volta me l’hanno aperta con la Air France. Ma siccome non mancava nulla, e mi ero proprio stufata dei maltrattamenti alla mia povera Roncato, questa denuncia me la sono evitata e me ne sono tornata subito a casa: home sweet home!

E, prendendo a prestito le parole di Sonia, una delle ragazze del gruppo “doppio 00”, ho pensato:

Casa mia , casa mia , per piccina che tu sia ….tu sei sempre casa mia !!!!!!! Sono tornataaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

6 Responses to “Viaggio in Sud Africa, Zimbabwe e Seychelles: tour Kuoni 2010”

  1. Francesco scrive:

    Vi consiglio di leggere questo post con un po di sottofondo musicale…
    http://www.youtube.com/watch?v=QXoIMTjk9Xg

    Voglio solo puntualizzare che noi ci adattiamo a tutto…che sia chiaro e che non abbiamo la puzza sotto il naso..

    Ma credo sia giusto vista la cifra spesa dare a Cesare quel che è di Cesare.

    Questo viaggio è fattibilissimo anche da soli (Chiaro, con un po’ di sbattimento, ci mancherebbe) ma sono convinto che il grosso della cifra, visto il costo della vita e l’insoddisfazione delle guide (Fondamentali) è rimasto in tasca al Tour operator.

    Non scendo nei dettagli di quanto, a chi…Ma vista la cifra spesa pretendere e lamentarsi è lecito..e condividere pure…

  2. Paolo scrive:

    Ulteriori indicazioni del VIAGGIO DI NOZZE con la Kuoni.
    Mi son chiesto al rientro il motivo per cui le agenzie ti chiedono se sei in viagio di nozze e di dimostrarlo con tanto di certificato, così nelle strutture alberghiere troverete dei trattamenti particolari come fiori, spumanti etc!!!
    A voi cara Nati, a Cape Town è andata bene, il nosro appartamentino era carino ma a confronto con il vostro era il ripostiglio!!!!
    Quindi non per tutti vengono osservate le stesse condizioni!!
    Per il resto del viaggio condivido quanto da te indicato, e invidio il tuo modo pacato ed educato nello scrivere, perchè poteva essere utilizzato un linguaggio molto meno ortodosso, dato che c’erano tutte le ragioni.
    Altro inconveniente è accaduto a noi, che per rientrare dalle Seychelles abbiamo impiegato soltanto 36 ore!!!
    Al rientro a casa, e recatomi in agenzia, facendo presente che il rientro è stato allucinante con attesa a Jnb per ben 7 ore, mi hanno risposto che Kuoni aveva solo questo tipo di rientro!!!
    A questo punto sono diventato verde, gli occhi son diventati rossi e ho rischiato di schiacciare la nostra assistente di agenzia,(che è stata gentilissima e professionale nel programmarci il viaggio), e ho fatto presente che una coppia del gruppo doppio 00 aveva fatto rientro direttamente. Quindi le possibilità ci sono e se vogliono le possono applicare.
    Comunque son proprio contento di aver conosciuto delle belle persone, e che durante il viaggio hanno fatto di tutto per divertire aiutare, tradurre e soccorrere chiuque.
    Grazie Nati, grazie Francesco e al gruppo Doppio Zero!
    Il viaggio è stato stancante ma pensare ai ricordi e ai giorni trascorsi insieme riempie il cuore molto di più della vista dei paesaggi visti e fotografati.
    Ricordatevi, i migliori momenti e paesaggi non sono quelli stampati o guardati sul computer, ma quelli che avete fotografato con la mente e con il cuore.
    Paolo

  3. -nico- scrive:

    Finalmente Dailynterpreter is back!
    ci mancavi!
    Bentornati a Nati e Fra, e mi aspetto presto un invito a casa a vedere le foto!
    ;)
    N

  4. Natacha scrive:

    Una frase di Paolo mi ha fatto venire in mente un’altra cosa che non vi ho detto a proposito dell’aiutare, TRADURRE etc.
    Se siete interpreti e traduttori NON FATE L’ERRORE DI DIRLO ai vostri compagni di gruppo e, soprattutto, ALLA GUIDA!!!!
    La nostra seconda guida, che di italiano ne sapeva davvero poco, mi svegliava anche quando dormivo nel pullman (cioè quasi sempre) per chiedermi come si diceva una cosa o l’altra. Per la serie, si lavora anche in vacanza :(
    Memore dell’accaduto in Sud Africa e Zimbabwe, alle Seychelles me ne sono stata zitta zitta quando hanno chiesto chi conosceva l’inglese hihihihi

  5. -nico- scrive:

    ne so qualcosa anche io…

  6. anna nuzzi scrive:

    ma che bello…….
    ti sei sposata….hai fatto un viaggio bellissssimooooooo ed io ti ho pensata un sacco di volte….ma non mi sono più fatta sentire neanke per gli auguri :( :(:( please forgive me :( )
    sono quella ragazza di savignano che ha fatto il corso di inglese con te …lo scorso inverno (?..oddio come passa il tempo..)
    e davvero ti ho pensata tante volte ..ma perchè la vita è così…corre, scappa e spesso porta via con se cose tutto quello che c’è ..persone, cose, ricordi… UFFA !!
    NON HO AVUTO TEMPO DI LEGGERE TUTTO IL RACCONTO, ma lo farò !! intato ti abbraccio …SMACKKKK anna :)

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