Traduzione e Interpretazione

Copiare in classe e agli esami: una questione culturale?

Quella tra studenti che cercano disperatamente di copiare e professori che tentano in tutti i modi di opporvisi è ormai diventata una guerra hi-tech. Così recita il titolo di un articolo che è uscito in edicola la settimana scorsa e che potete ritrovare online alla pagina http://blog.panorama.it/hitechescienza/2010/09/28/in-classe-si-copia-la-guerra-hi-tech-tra-prof-e-studenti/

Sembrano finiti i tempi in cui l’insegnante, solo davanti ad una schiera di giovani e arroganti, si faceva sconfiggere a colpi di bigliettini. Perché se è vero che le tecniche di copiatura si sono evolute (vedi il nuovissimo orologio bigliettino o la penna laser), lo stesso si può dire anche delle modalità di controllo delle copie e di smascheramento dei plagi. Si va dal jammer che l’insegnante può usare in classe per rendere illegalmente inutilizzabili tutti i cellulari nel raggio di 15 metri, al software di Compilatio.net, che ripercorre il cammino compiuto dall’autore del testo analizzato ed individua i siti da cui il malcapitato studente ha attinto.

Roba da film di fantascienza che è diventata realtà. Non a caso in un paese, come l’Italia, dove l’arte del copiare si perde nella notte dei tempi. Non che gli altri paesi ne siano esenti, vi basti sapere che Compilatio.net è un sito francese. Ma in Italia il fenomeno è piuttosto indiscusso e radicato.

Ben diversa è la situazione nel Regno Unito. Dal piccolo della mia esperienza posso infatti dirvi che quando sono stata in Erasmus a Portsmouth, durante gli esami i professori uscivano persino dalla classe, lasciando un centinaio di studenti soli a se stessi. Indovinate un po’ quali erano gli unici ad alzare lo sguardo dal foglio e a passarsi informazioni? Gli studenti italiani in Erasmus! E forse qualche timido asiatico, che però si era talmente spaventato al discorso inaugurale dell’anno accademico sul Plagiarism da non osare comunque portare a termine l’infrazione.

Ora non voglio additare una pratica in molti casi innocente e ritenerla l’unica responsabile del basso livello di istruzione in questo paese. Ma sono convinta che chi copia non ragiona in termini del suo futuro, pensando, come fanno magari i colleghi oltralpe, che copiando non saranno mai in grado di fare il lavoro per il quale stanno studiando né tantomeno di farlo talmente bene da essere competitivi. Chi copia pensa solo al compito del giorno dopo, dimenticando che anche quello, seppur difficile o noioso, è un mattoncino della propria formazione e del proprio futuro. Chi copia non sa di non sapere, non si misura con il proprio limite per cercare poi di superarlo, di migliorarsi.

Sono convinta però che la responsabilità di questa strettezza di vedute non ricada esclusivamente sugli studenti, ma sia anche da attribuire agli insegnanti. Oltre ad armarsi di nuove tecnologie per contrastare i ragazzi di oggi, dovrebbero tornare a trasmettere loro la voglia di crescere ed essere persone migliori, perché il futuro ha bisogno anche, e soprattutto, di loro.

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