Traduzione e Interpretazione

Le donne e la traduzione

Lo sapevate che in certi periodi storici alle donne era permesso di tradurre solo testi religiosi?

In realtà volevo raccontarvi tutt’altro oggi e segnalarvi che curiosamente une sera ho sfogliato i numeri di Focus e di Wired di questo mese e dopo un po’ mi sono accorta che tornavano gli stessi articoli. Visto che non è la prima volta che mi capita, con queste due riviste e con Panorama, avevo pensato di chiedervi il perché di tali somiglianze.

Nel corso della settimana mi sono però rassegnata al fatto che a parte i blogger, che come ricordava Saviano mercoledì scorso a Che Tempo che Fa, sono voci fuori dal coro ancora in grado di dire quello che pensano a prescindere da quel che fa notizia, i giornali ci raccontano tutti più o meno la stessa cosa ma da angolature diverse (a volte mica tanto, c’erano pure le stesse foto!).

E così vi racconto un’altra cosa che ho scoperto nel libro “Translation and Conflict” di Mona Baker (la recensione arriva lunedì):

“At various point in history and in various parts of the world some genres have tended to be more ‘polished’ or tightly controlled than others, with higher levels of regimentation generally serving the interests of those in power. Indeed, translation itself was once carefully policed as genre. During the Reformation, women could only translate religious works (Krontiris 1992: 10). When Margaret Tyler decided to translate a secular work, the Spanish romance A Mirrour of Princely deeds and Knighthood, in 1578, she had to entreat the reader in the Preface to forgive her this trespass (Krontiris, 1992: 17).”
(Baker, 2006: 95)

Vi rendete conto??? E pensare che a quanto mi risulta, e mi correggano i maschietti che mi seguono, la maggior parte dei traduttori sono traduttrici!!!

Per approfondire l’argomento, consiglio a voi e a me stessa di leggere il libro Gender in translation di Sherry Simon. Sempre a detta della Baker (2006: 87), nel mondo occidentale la copertina stessa del libro, blu e rosa perché da noi questi sono i colori tradizionalmente associati ai due sessi (il che è diverso in altre zone del mondo), dimostra che anche la traduzione è male-dominated. Ma come? Qualcosa non mi torna…

2 Responses to “Le donne e la traduzione”

  1. Ilaria scrive:

    Neanche a me qualcosa non torna, se penso alla maggior parte dei miei compagni di corso che sono più femmine che maschi, e che conosco più traduttrici che traduttori.

  2. Annett scrive:

    A me invece “torna” purtroppo…:(
    Ma la scrittrice (autrice o traduttrice che sia ) ha come prima cosa da confrontarsi, scrivere e ‘tradurre’ se stessa nel linguaggio patriarcale che da millenni è parte della nostra società, anzi è la società, da qualsiasi punto la guardi, religioso, politico, culturale.

    Oltretutto, anche ad essere in numero preponderante, bisogna vedere quanto la scrittrice donna accetta e asseconda, più o meno coscientemente e consapevolmente, o invece sperimenta e cerca di infrangere e sovvertire nel linguaggio e fuori quella che è l’ideologia, la poetica, l’immagine della donna così come è venuta fuori dalla storia o dalla sua evoluzione nella (deludente ) contemporaneità. E non credo sia un compito facile, sia per l’opposizione maschile (non tutti, è chiaro) che, appunto, per la “naturalità” di questa visione che ci viene dalla tradiIon precedente,penso che la strada da fare sia ancora lunga per le donne, in ogni campo

    Altro libro che suggerirei è “Gender and the Metaphorics of Translation” di Lori Chamberlain

    ciao a tutte/i! :)

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