Traduzione e Interpretazione

Traduzione giurata

Giurare, giuramento nella lingua degli antichi egizi

E di come a volte bisogna saper dire no. Questo potrebbe essere il titolo alternativo del post di questa mattina, scritto dopo due ore e mezzo di lavoro a vuoto, visto che ho poi deciso di non accettare l’incarico.

Si trattava della revisione di un contratto EN>IT (da asseverare), chiestami da un cliente di veccia data per cui lavoro in tutt’altro ambito. Come spesso succede, aldilà dell’ambito disciplinare del convegno in cui si è periodicamente chiamati a lavorare, si diventa il punto di riferimento del cliente per ogni questione che riguardi la traduzione.

La prima reazione, nei confronti di un cliente a cui si tiene, è quella di dire sì. Un sì motivato dal rapporto che si è negli anni venuto a creare e dal timore di non venire più percepiti come punto di riferimento e di compromettere, magari, la regolarità di un lavoro di cui c’è indubbio bisogno.

La seconda reazione, alla prima lettura del contratto, è quella di dire: in cosa mi sono infilata?

La terza reazione è quella di a) informarsi circa le modalità e le responsabilità della traduzione giurata (in parte con un avvocato di fiducia e in parte online, tipo sul sito http://www.traduciamo.it/traduzioni/legali/giurate.html; b) far slittare le traduzioni in corso; c) mettersi a lavorare sul testo del contratto.

La mia quarta ed ultima reazione è stata quella di chiamare il cliente dicendo che, dopo aver lavorato più di due ore sul contratto, mi sono resa conto che non avrei potuto, visti i tempi ristretti, garantire un lavoro al 100% della professionalità in un ambito che non è di mia competenza. Potevo limitarmi a tradurre letteralmente, senza interpretare le clausole del contratto, ma chi è del campo saprà bene che anche la traduzione alla lettera è piena d’insidie e che tradurre la doppietta “to hypothecate, to mortgage”, entrambi traducibili con “ipotecare”, presuppone conoscenze che non s’improvvisano.

Come forse ricorderete, mi è capitato di accettare tre incarichi di traduzioni legali (non giurate), una denuncia di credito , un decreto ingiuntivo e la traduzione dell’intervento di Roberto Toniatti nel libro “Traduire les savoirs” curato da D. Londei e M. Callari Galli e pubblicato da Peter Lang. Ma in questi casi era coinvolto il francese, la mia madrelingua, e avevo tempo di colmare le mie lacune nell’ambito e di consultare risorse terminologiche appropriate in rete e in biblioteca.

In considerazione della lingua inglese e del poco tempo a disposizione (24 ore) non me la sono sentita di accettare l’incarico e di procedere al giuramento su una traduzione da me rivista. Decisione fortemente criticabile, che potrebbe effettivamente compromettere il rapporto con il cliente.

Ma per principio non mi vendo mai per quello che non sono o per quello che non so/posso fare al massimo delle mie capacità. Questo implica delle rinunce, ma mi porta ad essere una professionista fidata. In altre parole, chi mi affida un incarico sa, quando lo accetto, che avrà il massimo.

Con questo non voglio dire che chi si comporta diversamente sbaglia. In fondo ognuno fa i conti con la propria coscienza e questo è ciò che detta la mia. Voglio solo chiedervi che ne pensate: voi che avreste fatto? Conoscete qualcuno a cui potrei rivolgermi in casi di emergenza come questi? Avete mai fatto traduzioni giurate?

3 Responses to “Traduzione giurata”

  1. Ilaria scrive:

    Sinceramente io avrei rifiutato. Non ho mai fatto traduzioni giurate, e per ora non mi sentirei pronta perché sono agli inizi e mi preoccuperei troppo della responsabilità del compito.

    Ilaria

  2. Michele scrive:

    Ciao Natacha!
    Secondo me hai fatto BENISSIMO a rifiutare, e questo è esattamente quello che faccio io, anche se nel mio caso si tratta molto spesso di richieste di interpretariato in tribunale più che di traduzioni giurate. Non è questione di competenza linguistica, secondo me, ma di competenze in un settore specifico: credo (mi auguro) che anche un interprete affermato da anni e anni rifiuti un lavoro su cui non può garantire qualità.

    Probabilmente la cosa migliore per non perdere il cliente potrebbe essere: (1.) essere bravi con le parole tanto da far capire al cliente in poco tempo e per telefono che se stiamo rifiutando non è per incompetenza ma perché siamo SERI e COMPETENTI; (2.) proporre al cliente un valido traduttore che possa fare quello che non possiamo fare noi..probabilmente in questo modo il cliente continuerà a cercare noi perché gli abbiamo risolto un problema e non l’abbiamo “abbandonato”, e saprà che per il giuridico contatta Y mentre per il resto continua a chiamare noi..

    Ho solo un nome da suggerirti, ma si occupa di traduzioni giuridiche dal francese e non dall’inglese: Sabrina Tursi, http://www.traduzioni-franceseitaliano.com/
    Non ho mai lavorato con lei ma ho seguito un workshop organizzato da lei sugli adempimenti fiscali del traduttore/interprete.

    A presto e buon lavoro,
    Michele

  3. Nonostante l’accentuata mancanza di richieste degli ultimi tempi io non mi avventurerei MAI in situazioni rischiose – specialmente quando si tratta di traduzioni giurate. Ritengo iustificata un’astensione, sia pur cortesemnte giustificata, dalla prestazione.

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