Traduzione e Interpretazione

Lezioni del 23 aprile: Nuzzo-Soliman

QCER

10.00-14.00: Elena Nuzzo, Valutare le competenze linguistiche degli apprendenti L2
16.00-19.00: Luciana T.Soliman, Traduzione specializzata e terminologia: dalla dimensione cognitiva a quella linguistico-pragmatica

Questa mattina, dopo la lezione della Prof.ssa Nuzzi, mi sono ripromessa di non scrivere il post e di sfruttare le due ore in treno per tradurre testi turistici arretrati.

Ma alla fine non ho resistito. Solo qualche riga, mi sono detta, consapevole che poi, come ogni volta, mi faccio prendere dall’entusiasmo e dalle parole.

Per guadagnare tempo, della lezione della Nuzzo non vi racconterò nulla. Vi basti sapere che ci siamo posti il problema di come valutare le performance degli studenti in L2, uniformando il nostro giudizio al Quadro Comune Europeo di Riferimento [QCER].

Per me che ad oggi mi limito ad una valutazione formativa, la lezione è stata interessante in vista di un lavoro futuro. E non appena arriverò a casa mi scaricherò il Quadro e darò un’occhiata al sito http://www.coe.int/T/DG4/Portfolio/?L=E&M=/main_pages/illustrationse.html dove si possono trovare i commenti ragionati alle valutazioni che abbiamo dato in classe (in sostanza abbiamo valutato due stranieri con l’italiano come L2 e poi due stranieri con, come L2, le nostre rispettive lingue di lavoro ed insegnamento. Una collega ed io, per darvi un’idea, abbiamo guardato la prova orale di due studentesse che palavano francese e valutato la loro resa. Ci siamo confrontate sui nostri giudizi e poi abbiamo verificato la corrispondenza dei nostri giudizi con quelli “ufficiali”).

Mi sono così resa conta di quanto sia difficile fare una valutazione equa e completa e di come, pur avendo l’impressione di essere molto severa, in realtà i giudizi da me espressi siano corrispondenti alle linee guida. Più che severa, quindi, mi vien da dire che sono giusta. Ma in fondo questo non sta a me dirlo, saranno gli studenti, un giorno non troppo lontano spero, a dire che prof sono.

La lezione pomeridiana della Prof.ssa Soliman ha presentato il tema della traduzione tecnica/specializzata. Non entro nel merito delle differenze esistenti tra queste due definizioni (oggi sono breve davvero). Vi basti sapere che, di qualunque università voi siate il “prodotto” :) , vi siete persi una gran bella lezione. Per me che vengo da una formazione di traduttrice e interprete, molti dei concetti erano già noti, ma alla Soliman va il merito di averli presentati con chiarezza e profondità, appoggiando le sue idee su una bibliografia solida e non facendo propaganda delle proprie posizioni.

La professoressa ha messo in luce, tra gli altri aspetti, le diverse relazioni che esistono nella traduzione d’autore e in quella specializzata: laddove la prima si poggia sul rapporto traduttore-autore, la seconda si basa sul rapporto traduttore-lettore. Il contenuto diventa, nella traduzione specializzata, più importante dell’autore, e la comunicazione, quindi l’attenzione al pubblico, diventano primordiali.

Con Alessi, la settimana scorsa, abbiamo sottolineato come un buon traduttore debba essere sensibile ad una Technical Communication che sempre deve chiedersi: è chiaro per il mio pubblico? Con la Soliman, oggi, abbiamo preso in considerazione un’altra condicio sine qua non di una buona traduzione, ovvero la sensibilità terminologica.

Essere sensibili ai termini non significa solo impazzire nella ricerca di traducenti impossibili. A volte significa essere svegli e furbi abbastanza da sfruttare lo scibile che si trova online, a nostro uso e consumo.

Molte delle banche terminologiche citate dalla Soliman sono accessibili dall’indirizzo del CeRTeM: http://www.disclic.unige.it/certem/mat1c.php?domus=3c2f5e0c8031564f3cf9c9bba3564bb1 anche se, purtroppo, molti domini non sono più attivi.

Prima di chiudere (ho già passato Bologna e devo DAVVERO mettermi a tradurre), condivido alcune considerazioni interessanti e un’espressione nuova.

Il traduttore è un lettore 2 e un secondo redattore

Il traduttore tecnico corregge gli “errori”, mentre un traduttore letterario non può assolutamente permettersi di correggere quelle che potrebbero essere imprecisioni volontarie e cariche di significato (le famose licenze poetiche)

Un traduttore tecnico deve chiedersi:
1) Quanto ne so di (chiamando in causa il suo bagaglio di conoscenze)?
2) Quanto capisco del testo (in funzione del grado di difficoltà e tecnicità che si trova davanti)?

Il traduttore specializzato non può prescindere dall’Audience Factor [AF], valutando di volta in volta se il testo si rivolge a:
- non specialisti;
- semi-specialisti;
- specialisti.

La sua è una lettura produttiva, cui segue una redazione che tiene conto del pubblico e che per questo opera una mediazione.

Chiudo (questa volta sul serio), raccontandovi una cosa che ho scoperto grazie alla Soliman.

A proposito di processi mimetici tra le lingue, la professoressa ci ha detto che il francese “je vous en prie”, usato dai francesi dell’hexagone per dire “prego” viene mutato, in Canada, in “bienvenue”, il che è un calco diretto dall’inglese “you’re welcome”.

Questo è ancora una volta a dimostrazione di come la lingua evolva e sia continuamente “contaminata” dalle relazioni (talvolta pericolose) che intrattiene con gli altri idiomi.

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