Traduzione e Interpretazione

Buzz

La parola del giorno oggi è BUZZ. L’ho scoperta di recente mentre preparavo il convegno di Bolzano. L’ho inserita nel glossario con l’espressione “BUZZ WORD”, il che significa termine in voga, alla moda.

Ieri però l’ho sentita usare con una nuova accezione, ovvero quella di chiacchiericcio e reazioni positive intorno ad un argomento, un prodotto, un personaggio, il che è spesso un obiettivo del viral marketing.

Se ne parlava in termini positivi al Rimini Web Marketing Event, una serie di convegni organizzati nella cornice del SIA Guest. Quale neo blogger alle prime armi mi sono ascoltata parte di “Il blog marketing e il business blogging” e dei due incontri a seguire.

Non vorrei peccare di presunzione se dico che il contenuto mi è sembrato un po’ discutibile. Sarà che sono abituata a sentire, e tradurre, oratori che davvero sanno parlare e sanno cosa dicono, ma di ieri non conservo una buona impressione.

E soprattutto si conferma il mio disgusto per chi storpia l’italiano, per chi lo infarcisce di prestiti inutili, per chi usa parole inglesi senza nemmeno saperle pronunciare. Giuro che a sentire AWORENESS ogni due frasi mi veniva l’urticaria.

Tra l’altro la cosa assurda è che gli incontri erano rivolti ad albergatori, per la maggior parte non esperti in materia né tantomeno conoscitori dei termini tecnici inglesi. Si sono visti bombardare di brand reputation, adsense, adwords, social network, one-to-one, ROI e chi più ne ha più ne metta. E a giudicare dalle domande dal pubblico (vi risparmio le risate) gran parte dei partecipanti non aveva la benché minima idea di cosa fossero questi concetti.

Ora, non sono qui per giudicare, né per scrivere l’apologia della lingua italiana. Sono la prima a non tradurre i termini inglesi se interpreto alla SFScon, perché sono consapevole (abbiam pure sta parola, non vedo perché ostinarsi ad usare awAre!) che il linguaggio tecnico, quello davvero tecnico, debba restare così. Pena l’ostacolare la comunicazione.

Ma se si parla a dei profani, se si parla a degli albergatori che vogliono investire sul web, che senso ha – mi chiedo – infarcire il discorso con tutti quei paroloni opachi ai più? A meno che lo scopo non sia davvero quello di comunicare e spiegare, ma piuttosto quello di fare colpo con bei paroloni e nascondere, magari, che sotto sotto non c’è poi molta sostanza.

Ma.. la domanda è aperta…

One Response to “Buzz”

  1. Francesco scrive:

    Ero presente anche io al convegno in questione, e posso confermare che oltre ai numerosi strafalcioni linguistici hanno tenuto un livello molto basso sul tema trattato.

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